Ho spiccato il volo dal mio ventre
stufo sono di scavare
tra visceri dell’inferno
Con unghie avvelenate
ho smosso chilometri di intrecci
Sono in un corpo perforato
dal mordace reticolo spinato
Insanguinate visceri
dal continuo ledere
riversano nella sabbia bollente
sono pugnalate acuminate
d’altrui provenienza
Alterato è il deflusso della bile
quando è colma l’ampolla di Vater
travasa verdognolo veleno delle mie
innumerevoli frattaglie
Diritti violati
che leso hanno vitali organi
Popolo non incline a scrollarsi
da uno Stato d’abbattimento
e sopraffatto da inerzia d’apatia
spalle dell’indifferenza abbassa
Concausa di forte turbamento
come una tigre del bengala m’allontano
arrampicandomi fra liane d’alti fusti
Veraci visceri della mia dignità
non insanguinano la mia libertà
Uno stato di qusi prostazione, per il forte malessere che si vive interiormente e che nuoce all'organismo stesso, per la sua gravità; esso è dovuto a lunga sopportazione d'una situazione insostenibile...
RispondiEliminaOttima esposizione poetica d'uno stato d'animo, fortemente inquieto, accentuato da idonee metafore dell'occasione.
Grandi emozioni trasmette il tuo poetare.
Inizia una settimana spensierata, un caro saluto, silvia
Grazie Silvia, questo tuo commento, ricama espressioni da me molto gradite, mi sollevano come una piuma, dallo stato di insofferenza poetica. Ti invio un caro saluto con un sorriso, in segno d'apprezzamento per il tuo gaudente look.
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