Primeggia la luce nella notte
io fra stelle aggrappato alla luna
la via lattea delle comete inseguo
ho appeso a scalfite mura
un giaciglio di chiodi appiattiti
Di giorno fra nuvole bianche
come pura lana vergine mi fondo
gente strana e goffa mi strattona
crede che sia un alieno d’altri mondi
Origliando l’affanno del mio respiro
al di sopra d'un arco orizzontale
dove senza macchie splende il sole
m’accorgo che non c'è anomalia
e contento navigo l'eterno mio nulla
Beata è l’immane dimensione
tra dispotico mondo reo che condivisione
d’empatico sentimento inibisce
mentre qui da sempre vige
Nel congiungermi col divino nulla
fendenti incomprensioni catapulto
purosangue ribelle d'implacabile spirito
mi disseta dall’arido generazionale
Una dimensione eterea di luce, nella quale perdersi e godere dei suoi languidi effetti, al di fuori della realtà di vita quotidiana, dalla quale ci si allontana sempre più, per i toni discontinui e aggressivi che sa indossare...
RispondiEliminaOttimo lessico, e intense sensazioni, in una lirica assai suadente, nella sua lettura.
Un caro saluto,silvia